Lo stemma

Descrizione araldica
Blasonatura d'argento, alla fascia di rosso, caricato di un pastorale e un ramo di palma posti in decusse d'oro, accompagnati in capo da una stella e in punta da tre cotisse ondate: il tutto d'azzurro. Lo scudo, contornato da una cornice barocca, bordata d'oro e accollato al gonfalone pontificio che è: astato, crocettato dell'ultimo e gheronato di sette pezzi di rosso e di oro e alle Chiavi di Santa Chiesa addossate e decussate: quella in sbarra d'argento e quella in banda d'oro, entrambe con i congegni verso l'alto. Il motto "AVE MARIS STELLA", che è in lettere maiuscole lapidarie romane. 

 

Lettura spirituale
La stella azzurra in capo allo stemma evoca Maria Santissima Assunta in Cielo del cui titolo si gloria la Basilica Cattedrale. Il colore d'argento del campo connota la purezza e il singolare privilegio di innocenza originale della Beata Vergine Maria nella sua Immacolata Concezione. Il pastorale e la palma, rispettivamente significanti la dignità episcopale e il martirio, si riferiscono ai Santi Patroni dell'Arcidiocesi Erasmo e Marciano vescovi e martiri. Il colore rosso della partizione centrale del campo rappresenta l'amore ardente verso Dio e la comune effusione del sangue a testimonianza della fede cristiana che ha caratterizzato il ministero pastorale dei Santi Patroni. Nel campo inferiore le onde azzurre evocano il mare cui è inscindibilmente legata la gloriosa Basilica Cattedrale, chiesa madre di Gaeta, perla del Tirreno. Il motto: "Ave Maris Stella" richiama la particolare devozione della città di Gaeta alla Vergine Maria ed esprime al contempo la particolare devozione dell'Arcivescovo alla preghiera che da quelle parole prende nome.

 

L'autore
Il blasone è stato disegnato da Giuseppe Quattrociocchi, artista poliedrico, studioso di musica classica e sacra, organista, direttore di coro, esperto di discipline araldiche ecclesiastiche. I suoi stemmi sono di chiaro impatto visivo e di sicuro valore artistico; le sue creazioni hanno la bellezza nitida e comunicativa di una fotografia, ma possiedono pure un tocco altamente personale, all’insegna dell’armonia delle forme e dei colori. La giusta foggia dello scudo, la necessaria gradazione degli smalti, le ottimali proporzioni di partizioni e figure araldiche fanno diventare le sue creazioni vere e proprie opere d’arte ideate ad hoc secondo dettami storici e dettati di fede. Non a caso Quattrociocchi nel 2016 è stato scelto "artista araldico dell’anno".