«Erasimino» e quell'impegno più che trentennale per i Santi Patroni

Erasmo Mancini («Erasimino»), classe 1919, figlio di Antonio Mancini e Maria Contreras, scomparso nel 2006, applicato presso la segreteria della scuola media "Principe Amedeo", è stato per qualche decennio organizzatore dei Festeggiamenti dei santi Patroni di Gaeta e dell'Arcidiocesi Erasmo e Marciano. Fino a qualche anno fa era quasi d'obbligo associare la Festa a lui, essendone stato grande promotore a lungo, più di ogni altro. Il suo ricordo e ciò che ha fatto con determinazione e generosità resteranno per sempre. Di Mancini si rammenta come fosse molto affezionato alla famiglia Salesiana. Dopo la guerra si organizzavano i campi per i bambini a Canneto e lui, a cui piaceva cucinare, amava aiutarli in quel modo. Si sentiva legato a Don Bosco, il santo dei giovani e a Maria Ausiliatrice. Il canto, assieme al calcio (c'è chi lo ricorda ancora come speaker al Riciniello), altra grande passione di «Erasimino» che, con un gruppo di affiatati amici aveva creato la Schola Cantorum della Sorresca: con lui Antonino Scialdone, Aldo Bertelli, Aldo Muto, il maestro Totaro, i fratelli Maltempo, Dino Rebecchi, Lino Schiappelli, Armando Polito. Quel coro, tra l'altro molto apprezzato, era "precettato" soprattutto in due occasioni, la Festa di Maria SS. del Rosario e la Festa dei Santi Patroni Erasmo e Marciano (Pontificale).

Mancini aveva poi una grande devozione nei confronti della Madonna del Rosario. E quella l'aveva nutrita sin da bambino, essendo tra l'altro di "Gaeta Vecchia", avendo abitato in via Pio IX e nei pressi della chiesa di S. Lucia.

L'amore verso la Regina delle Vittorie era condiviso con la moglie Maddalena. Anche in questo erano molto uniti. Così per tantissimi anni Mancini è stato il Priore della Confraternita del Rosario, un incarico portato avanti proficuamente e con dedizione. «Erasimino» e i Santi Patroni, una lunga storia. Un legame, un qualcosa di veramente profondo che nasce da lontano, da un vissuto di dolore, una ferita di quelle che ti segnano per sempre. Sullo sfondo la tragedia, purtroppo comune a milioni di persone, della seconda guerra mondiale. «Erasimino» si era ripromesso un grande impegno a favore di S. Erasmo, verso cui aveva indirizzato le sue preghiere e richieste di intercessione, se fosse uscito indenne dal confliitto bellico. Se vogliamo, una sorta di affettuosa e sentita gratitudine. Così Mancini, dopo l'8 settembre, mentre si dirigeva verso Fondi per delle provviste, venne colpito ai piedi da una improvvisa, crudele raffica di mitragliatrice partita da una camionetta, quindi portato via da chi vilmente gli aveva sparato e infine lasciato a Riva del Garda in un ospedale dove erano raccolte tutte le persone mutilate. Fece ritorno a casa solo qualche anno dopo. Danni seri quelli subiti ai piedi, poi rivelatisi permanenti, con seria compromissione della funzionalità. Mancini quindi sentiva di aver avuta salva la vita, di aver ricevuto l'aiuto invocato. E dai primissimi anni '60 entrò a far parte del Comitato Festeggiamenti dei Santi Patroni. Quelle persone, tutti amici, all'epoca si riunivano nell'emporio di Mario Ferrara. Ed oltre a quest'ultimo si possono ricordare «Montanino» Dell'Ova, «Ciccillo» Vagnati ed altri. Quindi successivamente Mancini assunse le redini del Comitato, pronto però sempre a consultarsi, a chiedere consigli, ad ascoltare i predecessori. «Erasimino», anche se non lo dimostrava, proprio per il problema ai piedi, faceva una gran fatica durante il periodo della raccolta, nel salire e scendere le scale, da un palazzo all'altro. Ma a lui poco importava, andava avanti con volontà, convinzione e gioiosamente, fiero di poter servire i due Santi tanto venerati. Quella conseguente stanchezza della sera, a fine giro, e che, una volta a casa lo portava ad andare direttamente a letto, non scalfiva di certo la ferrea volontà di continuare la sua missione, tanto che il giorno dopo era pronto a ripartire, e così da marzo al giorno della Festa. E la sua famiglia, dalla moglie Maddalena ai due figli, Maria e Antonio, lo ha sempre assecondato. In occasione del 2 giugno, festa di S. Erasmo e onomastico del capofamiglia gli donavano dei gladioli rossi. Un rito che ogni volta ed in maniera simpatica si rinnovava. Quel giorno speciale in casa Mancini non doveva mancare l'"insalata di S. Erasmo", fatta con fagiolini, patate e rape rosse. Per quanto riguarda i Festeggiamenti, l'aspetto che più stava a cuore a Mancini era quello relativo al programma religioso, ovvero le Messe e la Processione. Ed anche il momento della consegna dei ceri, che avviene il 1° giugno, proprio per il significato che assume. Difatti la scelta degli spettacoli musicali o del cantante importante, capitava che la lasciasse agli altri. Su una cosa però non transigeva, ovvero il decoro, trattandosi della Festa dei Santi, e quindi si raccomandava che le artiste indossassero abiti adeguati. Uomini di altri tempi, epoche diverse. Per le giostre un monito, messo anche per iscritto: al momento del passaggio della processione dovevano immediatamente interrompere la diffusione della musica. Per «Erasimino», oltre trent' anni di impegno, di passione, di dedizione. Tanti gli aneddotti che si potrebbero raccontare. Così quando arrivava il periodo della raccolta, tanta gente ormai lo aspettava: "Tra poco passa Erasimino". Sicuramente, una figura familiare a cui affidare di cuore un'offerta per la festa. E in questo senso, in tanti concedevano il contributo, a patto che fosse direttamente Mancini a passare. Comunque senza dubbio una bella ritualità, una tradizione che rinnovandosi ha scandito qualche decennio. Quando nel gennaio del 1981 le statue d'argento dei santi che avevano attraversato indenni le requisizioni francesi e le depredazioni della seconda guerra mondiale vennero trafugate, per «Erasimino» fu un vero e proprio dolore, con una marcata tristezza che lo accompagnò per un lungo periodo. Poi nel 1984-1985 la realizzazione, attraverso una sottoscrizione popolare, di due nuove statue in bronzo argentato da parte di Erasmo Vaudo. Un momento di festa e di gioia anche per Mancini, che assieme al suo Comitato poté organizzare nuovamente una bella processione, anche via mare come tradizione. Un bel rapporto «Erasimino» lo aveva con il Comitato S. Erasmo di Formia, un reciproco rispetto, tant'è che in quei giorni andava a Messa anche da loro. Persona affidabile e sensibile, nel corso degli anni ebbe rapporti sinceri e di collaborazione con i canonici ed i vari Parroci che si sono succeduti. Si arriva così agli anni '90 con i problemi di salute che costringono il grande organizzatore a fermarsi. E lui lo fa, ma con grande serenità, quella di chi sa di aver servito il suo Santo, il suo protettore, di chi ha tenuto fede al suo voto e di chi con il suo lungo impegno ha contribuito ad avvicinare tanti gaetani e non solo al culto dei Santi Patroni, portando a compimento una meritevole missione che non verrà mai dimenticata.

Roberto D'Angelis